CHI SONO

Sono malato di moto.

Mi piacciono tutte ma preferisco quelle che hanno sacrificato qualche orpello originale o la conformità alle norme del codice della strada sull'altare dell'edonismo per l'esaltazione dell'ego del loro possessore. Moto mutilate? Non proprio.
Preferisco immaginarle, che Dio mi perdoni l'eresia, come le sculture che Michelangelo immaginava intrappolate nei blocchi di marmo. Moto liberate da quanto imposto dai diktat degli studi di marketing, dal politically correct, dalle normative ambientali, dalle regole imposte dai burocrati. Moto scostumate, irriverenti, esibizioniste, visionarie ma vere vive e pulsanti.
E senza fare distinzioni tra custom, bobber, streetfighter, racer replica ecc. ho voluto creare uno spazio virtuale in cui incontrarsi, confrontarsi, scambiarsi opinioni e sul quale proporre le proprie creazioni. Quache paludato bacchettone resterà inorridito ma ritengo che ogni prodotto dell'ingegno umano sia Cultura. Inviatemi le foto delle vostre creature e un commento sull'iter mentale e operativo che ha condotto all'evento.
Da me l'ingresso è libero.

Qualcosa su cafè sport



martedì 8 febbraio 2011

Carlo Talamo, il "Capitano" Fontana e la forza della comunicazione

Mi capita ogni tanto la sera tardi, quando lavoro e figli sono per un attimo accantonati, di prendere a caso dalla sovraccarica libreria che ho in camera da letto qualche rivista di motociclismo.
Alcune sono vecchie di decenni.
Motociclismo, Motociclismo d’epoca, Cafè Racer, La Moto, Racer, Motosprint, Moto Special, Classic Bike e Legend Bike.
Proprio su un Legend Bike del Dicembre 1992 trovo un articolo di Carlo Talamo che racconta di come ha contattato e riunito a Vallelunga piloti legati al marchio Triumph per una prova/incontro in pista con la allora nuovissima Trident.
Gente del calibro di Vanni Blegi, Roberto Provenzano, Luciano Rivabene e qualcun altro accettarono l’invito e la giornata rievocativa/promozionale si fece e il buon Carlo provvide a pubblicizzarla nel modo giusto.
Storia emblematica di un grande comunicatore, quella di Talamo, iniziata a Milano con la creazione della Numerouno, importatrice e concessionaria Harley Davidson e continuata poi con la appena rinata Triumph .
Riuscire a vendere e far diventare oggetto del desiderio delle motociclette dalla architettura arcaica, dalle prestazioni meno che modeste e dal costo esorbitante non è cosa da poco.
Da non dimenticare che gli ‘80 erano anni votati al mito della velocità e che spesso il successo di un modello era decretato semplicemente dall’essere più veloce delle dirette concorrenti .
E’ vero che avere dei soci come Roberto Crepaldi, figlio del concessionario storico Ferrari a Milano, e Max Brun, comunicazione e relazioni internazionali, facilita il compito ma l’impresa era da far tremare i polsi.
Geniale la trovata di fare la pubblicità con delle belle foto accompagnate da “poesie” inneggianti alla libertà, all’avventura, al rapporto quasi fisico con la moto.


“La moto è la mia libertà” l’ho fatta mia.
Se oggi le Harley sono il fenomeno di costume che sono in gran parte lo si deve a Talamo.
Con la Numerotre e la Triumph il nostro ha dato il meglio di sé.
Sono dovute al suo estro creativo e al suo fiuto per gli affari la creazione di modelli come la Triton su base Bonneville fatta realizzare da Pettinari, la Baby Speed, e l’ultima Speed Triple , quella a coda mozza e lo scarico sottosella.










Tanto per citare.
Su Talamo si è detto tutto e il contrario di tutto: spregiudicato uomo d’affari o appassionato motociclista?
Probabilmente una miscela vincente di entrambe le cose.
La lezione di Talamo non è andata persa; c’è un certo Andrea “Il Capitano” Fontana da Bologna che la storia di Talamo l’ha studiata e la conosce a memoria.
La conosce e la ripercorre.
Per carità, non c’è nulla di male a seguire le orme di un genio della comunicazione come il compianto Carlo anche senza i mezzi e le conoscenze di Crepaldi e Brun.










Per investire tempo e risorse nella promozione di un dinosauro a due ruote come la Royal Enfield e tentare di farla diventare un fenomeno di costume ci vuole coraggio.
Coraggio e determinazione.
Sulla base della moto indiana Fontana ha sviluppato allestimenti evocativi come la Royal McQueen e la Sportsman oltre a una linea di abbigliamento e accessori dedicati.
Forza Capitano, la strada è quella giusta…io tifo per te.