CHI SONO

Sono malato di moto.

Mi piacciono tutte ma preferisco quelle che hanno sacrificato qualche orpello originale o la conformità alle norme del codice della strada sull'altare dell'edonismo per l'esaltazione dell'ego del loro possessore. Moto mutilate? Non proprio.
Preferisco immaginarle, che Dio mi perdoni l'eresia, come le sculture che Michelangelo immaginava intrappolate nei blocchi di marmo. Moto liberate da quanto imposto dai diktat degli studi di marketing, dal politically correct, dalle normative ambientali, dalle regole imposte dai burocrati. Moto scostumate, irriverenti, esibizioniste, visionarie ma vere vive e pulsanti.
E senza fare distinzioni tra custom, bobber, streetfighter, racer replica ecc. ho voluto creare uno spazio virtuale in cui incontrarsi, confrontarsi, scambiarsi opinioni e sul quale proporre le proprie creazioni. Quache paludato bacchettone resterà inorridito ma ritengo che ogni prodotto dell'ingegno umano sia Cultura. Inviatemi le foto delle vostre creature e un commento sull'iter mentale e operativo che ha condotto all'evento.
Da me l'ingresso è libero.

Qualcosa su cafè sport



martedì 4 ottobre 2016

Honda 550 Four Super Sport "La Principessa" di Lucio Fabrizi

All'amico Lucio Fabrizi, bontà sua, piace questo blog e mi ha chiesto di poter condividere in questo spazio la storia della sua Honda 550 Four Super Sport.
La storia mi è piaciuta, è scritta bene e testimonia un rapporto empatico tra Lucio e la sua Honda.
La trascrivo così come mi è stata inviata senza aggiungere o togliere una virgola.
Buona lettura.

" A volte le parole non bastano a descrivere una moto, specialmente quando questa dal 1980 è parte integrante della propria vita  ed ha segnato in modo splendido la propria giovinezza: si rischia di lasciarsi prendere da ricordi di altro genere, non propriamente tecnici, a lei legati. 
Cercherò di attenermi ai fatti e descriverla esclusivamente in quanto splendida moto. 
Il motore fu preparato alla fine degli anni settanta dall’allora  famoso esperto di Honda a nome Franco Cucciardi di Frosinone (ora  rivenditore autorizzato BMW) e nessuno, me compreso, per tanto tempo, ne  ha conosciuti i segreti. Il “quattroinuno” nero completamente aperto era ben visibile,  la mancanza del filtro aria anche, un dente in meno al pignone della trasmissione secondaria lo avevo constatato avendo ricevuto a corredo oltre a tutti gli altri pezzi originali, anche il pignone stesso e si vociferava di un “cammes Yoshimura” ma niente di più. 
La moto andava forte, molto forte e per tanto tempo fu protagonista  di epiche sfide sulla mitica “Salita di Arpino”, di gite al mare con la mia futura moglie, oltre che di puntatine ai supermercati per la spesa. 
Insomma la usavo per tutto con il solo accorgimento di togliere il silenziatore (autocostruito) quando andavo appunto ad Arpino.  
Poi, per tanti motivi, la fermai, lasciandola ben coperta e riparata in garage e avendo cura di rimetterla in moto più o meno una volta l’anno. 
L’idea di rimetterla  a posto mi si balenava nella mente ogni estate ma restava sempre e soltanto un’idea, anche perché non trovavo un esperto che mi ispirasse la necessaria fiducia per affidargliela. 
Circa un anno e mezzo fa decisi di acquistare una moto da trial e venni in contatto con Massimo Paglia, rivenditore di moto da cross e quad e, parlando di Honda d’epoca, questi mi indirizzò al noto restauratore/preparatore del luogo Giuseppe Battisti che non conoscevo. 
L’incontro mi convinse: avevo trovato la persona giusta. 
Le moto che vidi da lui restaurate e preparate erano splendide e denotavano una cura ed un amore da restauratore appassionato e certosino. Cominciammo cosi l’opera di ripristino: Peppe lavorava sulla moto in genere il sabato e la domenica ed io assistevo la domenica quando potevo. 
Serbatoi e fianchetti li feci riverniciare del colore originale da un amico carrozziere e la sella fu ritappezzata dal suocero di un amico che si dilettava, con risultati eccellenti, in tale attività. 
All’apertura del motore cominciarono le sorprese: un pistone bucato, danno provocato probabilmente dalla rottura di una fascia elastica ed il motore modificato in modo molto più profondo di quanto pensassimo sia io che Peppe. 
I pistoni erano stati alleggeriti sia sul mantello che sul perimetro esterno del cielo e presentavano profonde “mezze lune”atte a far spazio alle valvole. 
Il blocco cilindri era stato abbassato al limite massimo, modificando anche gli attacchi del guida catena di distribuzione. 
Il famoso “cammes Yoshimura” si rivelò un albero a camme originale ma lavorato in modo molto pesante con alzate acutissime e spalle al limite del diametro origine dell’albero stesso. 


Durante i lavori di rimontaggio, fra l’altro, si ruppe sul supporto di attacco del pignone della distribuzione e dovemmo farlo ricostruire partendo da uno originale. 
Seguii personalmente il lavoro e mi affidai al noto preparatore romano Tani Giannini che, capimmo dopo, abbondò alquanto nella riprofilatura dello scarico rendendolo ancora più spinto. 
Questo, insieme al necessario lavoro di spianatura della testa per la sostituzione della guarnizione che aumentò ancora la compressione, generarono un motore con caratteristiche ancora più corsaiole. 
Altre sorprese le trovammo all’interno dei carburatori che presentavano polverizzatori e getti pesantemente modificati. 
Alla fase di messa a punto finale partecipò anche un altro grande esperto di questo tipo di motori: Rocco Belli. 
Il risultato è stato  una moto ancora più fantastica di come era a suo tempo: bellissima dal punto di vista estetico, come si può ammirare nelle foto e con un motore dotato di un’ accelerazione incredibile ed in grado di spingerla ad una velocità molto superiore a quella originale. 
Il sound poi è veramente unico ed adrenalinico anche con un silenziatore in allumino fatto costruire appositamente ricavandolo dal pieno. 
Un motore da competizione su una moto da strada: adrenalina e soddisfazione ai massimi livelli.   









PS. Quest’anno insieme alla Principessa abbiamo coronato un  sogno che non ci era stato possibile negli anni ottanta: partecipare alla cronoscalata Poggio – Vallefredda che ha sostituito più che degnamente la mitica Isola del Liri - Arpino E’ stata un’emozione unica, un regalo che ci siamo fatti a suggello dei suoi 40 anni (data di prima immatricolazione 11/08/1976)"